venerdì 30 settembre 2011

VOTI DALLA PROVINCIA, FAVORI AD ANCONA

Giovedì 29 settembre 2011 si è costituito a Fano il coordinamento provinciale in materia di sanità denominato LA SALUTE CI RIGUARDA - Coordinamento provinciale per la partecipazione dei cittadini al progetto Marche Nord

Alla nuova organizzazione hanno aderito le seguenti forze sociali e politiche: Bene Comune, IDV di Fano e il Gruppo Consiliare provinciale IDV, La Fano dei Quartieri, LiberixPesaro, il Partito socialista di Fano, il MovimentoRadicalSocialista di Fano e di Pesaro, il Comitato Carignano Terme Nostre, La Lupus in Fabula, Legambiente Pesaro, oltre a numerosi cittadini tra cui Augusto Brunori e il dott. Massimo Agostini.

Il Coordinamento provinciale si impegnerà a difendere la sanità pubblica, a garantire la massima trasparenza in merito allo sviluppo del progetto Marche Nord e ad occuparsi, per conto dei cittadini, della verifica delle decisioni relative all'edilizia ospedaliera.

L’adesione al Coordinamento prevede la condivisione di dieci obiettivi:

1 - favorire la partecipazione dei cittadini e la trasparenza in merito allo sviluppo del progetto Marche Nord

2 - contrastare le decisioni non sostenute da elementi oggettivi e di cui non possano essere dimostrati vantaggi, svantaggi e alternative

3 - contrastare la privatizzazione dei servizi sanitari

4 - sostenere l’integrazione tra i servizi territoriali e le strutture ospedaliere, con particolare attenzione ai servizi socio-sanitari distrettuali

5 - chiedere che il Piano aziendale per la gestione dell'azienda unica sia basato su rigorosi studi preliminari delle reali necessità nei diversi ambiti: regioni, province e comuni

6 - verificare che l’integrazione tra le due strutture ospedaliere di Pesaro e di Fano garantisca loro il rispetto dei ruoli previsto dall’atto aziendale dell’Azienda Ospedaliera Marche Nord e il miglioramento delle prestazioni sanitarie ai cittadini

7 - prendere atto che la mobilità passiva dipende da carenze della gestione organizzativa e non dallo stato degli edifici

8 - evitare che le questioni sanitarie si riducano soltanto a questioni urbanistiche o si trasformino in strategie per rilanciare l'edilizia e/o l’economia

9 - valutare i criteri proposti dalla Regione e dalla Provincia per la localizzazione di nuove strutture ospedaliere, e vigilare affinché tutti i lavori relativi all'edilizia sanitaria siano affidati in condizioni di massima trasparenza e nel rispetto delle disposizioni stabilite dal Codice degli appalti (Dlgs 163/2006)

10 – verificare se la concentrazione di tutte le specialità in un'unica struttura possa essere sufficiente per garantire le migliori prestazioni possibili

La prossima settimana il Comitato inviterà i giornalisti ad una conferenza stampa pubblica per approfondire gli obiettivi e le iniziative future.

giovedì 22 settembre 2011

NOI CI SAREMO

XIX Marcia per la Pace Perugia-Assisi, 2011


24 Km. 6 ore di cammino. Ma il Movimento Pacifista Italiano non si è mai fatto impressionare dalle distanze ed il 25 Settembre 2011, con partenza dal centro storico di Perugia ed arrivo nella "Città della Pace", arriva
la XIX edizione della Marcia per la Pace Perugia-Assisi.

L'edizione 2011 sarà carica di significati. Cadrà, infatti, esattamente cinquant'anni ed un giorno dopo, 24 Settembre 1961, la prima Marcia, organizzata da Aldo Capitini. In quel giorno, inoltre, venne usata per la prima volta la Bandiera della Pace così come la conosciamo oggi, con i 7 colori dell'arcobaleno, disposti orizzontalmente, dai più freddi ai più caldi.


E proprio per festeggiare questo anniversario, la XIX Marcia per la Pace Perugia-Assisi avrà lo stesso tema della prima: "Per la pace e la fratellanza tra i popoli".

Liberi x Pesaro sarà presente.

mercoledì 21 settembre 2011

SPACCA !

Comunicato stampa


Ieri in consiglio regionale si è consumata l’ennesima presa in giro dei cittadini da parte dei propri eletti e in particolare dai rappresentanti della coalizione di maggioranza, che solo il giorno prima si era riunita per firmare un documento per i tagli ai costi della politica. Liste Civiche Marche da questo momento si ritiene libera da qualsiasi impegno fino ad oggi sottoscritto, visto che tutti gli altri partiti sono i primi a non mantenere nemmeno gli impegni presi il giorno prima.


E’ scandaloso assistere alla gara tra i consiglieri di tutti i partiti a spararla più grossa per poi arrivare a un nulla di fatto. Questi signori che godono di rimborsi elettorali, di centinaia di posti pubblici ben retribuiti dove collocare i propri funzionari di partito senza seguire nessuna logica di competenza e capacità, di stipendi spudoratamente esagerati in un momento di crisi come questo, hanno la faccia tosta di difendere privilegi inaccettabili come i vitalizi.


Si è sfiorato il ridicolo quando si è arrivato a teorizzare che “dimezzare gli stipendi rischia di incidere sulla indipendenza dei consiglieri e la democrazia”, come ha sostenuto il consigliere del PDL Bugaro arrivando ad aggiungere minacciosamente che “i consiglieri rischierebbero di rivolgersi altrove per pagarsi le campagne elettorali”. Una ammissione aperta del tipo di moralità dei nostri politici che se non vengono strapagati sono pronti a vendersi al migliore offerente.

Se il capo gruppo PD in regione Mirco Ricci è solo disposto a “limare” e non ad abolire i propri privilegi ci dica chiaramente se parla a titolo personale o a nome del suo partito, e vorremmo sapere che fine hanno fatto le proposte di Solazzi, i discorsi del segretario Ucchielli e le promesse fatte alla piazza da Bersani proprio nella nostra regione, quando al microfono urlava che il PD è per l’abolizione dei vitalizi.


E’ arrivato il momento di dire basta, Liste Civiche Marche non si allinea a un governo incapace di rispettare le stesse decisioni prese dai partiti che lo compongono. Liste Civiche Marche si ritiene libera di verificare sul territorio per le prossime elezioni locali alleanze variabili con chi condivide le sue battaglie: dal No ai Rigassificatori, al taglio degli stipendi dei politici, all’azzeramento dei vitalizi degli stessi. Noi dissentiamo totalmente da un centro sinistra che contesta Berlusconi a Roma dove è alla opposizione, per poi fare le stesse cosa ad Ancona dove governa.


Tutti gli enti che il centro sinistra marchigiano aveva promesso di abolire sono stati riesumati per fare posto a figure della vecchia politica, amministratori datati e scaduti, e questo dovrebbe essere il rinnovamento. L’impegno civico che abbiamo assunto con gli elettori non ci consente doppi giochi e finte battaglie e non abbiamo nessuna intenzione di condividere con i partiti delle modalità che non sono più accettabili. Siamo pronti a riprendere tutte le forme di lotta necessarie per opporsi al degrado della politica.


Liste Civiche Marche

martedì 13 settembre 2011

ANCHE PESARO

ANCHE PESARO CONTRO I VITALIZI


Il Consiglio Comunale di Pesaro ha approvato ieri con una maggioranza trasversale la mozione di indirizzo contro i vitalizi di cui godono i nostri consiglieri regionali. Hanno abbandonato l'aula al momento del voto i consiglieri dell'IDV e della Rosa di Pesaro, lista civica capeggiata da Mascioni, direttamente interessato al vitalizio in quanto ex assessore e consigliere regionale. Con questo voto si allarga il fronte dei Comuni marchigiani che si rivolgono alla Assemblea Regionale affinché si ponga fine a questo privilegio che in tempi di crisi appare ancora più scandaloso.

Liste Civiche Marche lanciarono sia la campagna contro i vitalizi che la mozione di indirizzo, proposta e inviata a tutti i consigli comunali, nel dicembre scorso raccogliendo immediatamente centinaia di adesioni da parte di comitati, associazioni e singoli cittadini. Oggi accolgono con grande soddisfazione la decisione dell'ennesimo comune marchigiano e ribadiscono la loro intenzione di portare la questione in maggioranza alla prima riunione dopo la pausa estiva.

Se il Presidente Spacca e l'intera maggioranza dovessero ancora una volta non rispondere chiaramente ad una richiesta che diventa sempre più corale, Liste Civiche Marche si farà promotrice di una manifestazione davanti alla sede regionale dove verrà lanciata la nuova campagna per un referendum regionale, unico strumento per ridare voce ai cittadini.

Quando gli eletti non ascoltano i propri elettori è necessario tornare alla democrazia diretta. Il regolamento regionale in materia prevede che possa essere anche un quinto dei consiglieri a presentare un referendum, e questa è già una buona occasione per verificare chi sta con chi, diversamente servono le firme di un cinquantesimo degli elettori, un obbiettivo sicuramente raggiungibile.

Italo Campagnoli
coordinatore regionale Liste Civiche Marche

ANCORA SUI REFERENDUM

Sulla vicenda del referendum "scippato" dai partiti, pubblichiamo un autorevole parere.

di MauroVolpi

( costituzionalista e membro del Consiglio Superiore della Magistratura fino al luglio 2010 )*

Nello stato di dissolvimento della fase della Repubblica apertasi nel 1993 e definita impropriamente «Seconda Repubblica» può anche accadere che vengano presentati, su sollecitazione di una componente minoritaria del maggior partito di opposizione, due quesiti referendari, il cui scopo principale è quello di contrastare le tre richieste referendarie, avanzate da Passigli e da vari altri intellettuali, che si propongono di eliminare gli aspetti più negativi dell'attuale legge elettorale: le liste bloccate, il premio di maggioranza, le ridicole soglie di sbarramento previste per le liste che facciano parte di una coalizione.

Gli «argomenti» avanzati per contrastare i referendum Passigli oscillano tra la falsificazione e l'inconsistenza. È del tutto falso che essi produrrebbero il ritorno a un proporzionale puro, analogo a quello esistente prima del 1993. Infatti, in caso di esito referendario abrogativo, la soglia di sbarramento del 4% varrebbe per tutte le liste, mentre l'attuale sistema non solo prevede una soglia del 2% per le liste coalizzate, ma ne salva anche alcune, interne alle coalizioni, che ottengano una percentuale inferiore al 2% (com'è avvenuto nel 2006 per l'Udeur e nel 2008 per l'Mpa). Anche ai tempi del tanto decantato Mattarellum, le liste minori, che avevano ottenuto meno del 4% dei voti nella quota proporzionale, entravano in Parlamento grazie ai propri candidati di coalizione nei collegi uninominali.


Quindi, con buona pace dei maggioritaristi a oltranza, il successo dei referendum Passigli produrrebbe un sistema proporzionale più selettivo rispetto sia al Porcellum che al Mattarellum e molto più simile a quello proporzionale corretto esistente nella grande maggioranza delle democrazie europee. Un secondo argomento sostiene che il primo dei quesiti referendari volto a superare le liste bloccate non riuscirebbe nello scopo e si esporrebbe a un giudizio di inammissibilità della Corte Costituzionale. Non vi è dubbio che, specie in materia elettorale, il referendum abrogativo sia uno strumento imperfetto. Ma il senso dell'iniziativa referendaria è chiaro: restituire agli elettori il potere di scegliere i propri rappresentanti. Quindi il successo nella raccolta delle firme non mancherebbe di incidere su una riforma parlamentare, che resta la via maestra. Ma i referendum pro Mattarellum si espongono molto di più a un giudizio di inammissibilità, in quanto l'idea, disattesa dalla maggioranza della dottrina e della giurisprudenza, della «reviviscenza» della vecchia legge elettorale in seguito all'abrogazione delle successive norme abrogatici costringe i promotori a presentare dei quesiti il cui esito positivo non produrrebbe affatto un sistema di risulta tale da consentire comunque l'elezione del Parlamento (come richiede la giurisprudenza costituzionale).

Quanto poi all'affermazione che con il Mattarellum gli elettori avrebbero scelto il «loro» deputato, chi ha buona memoria ricorda come, nelle tre elezioni in cui è stato applicato, nella quasi totalità dei collegi uninominali i candidati sono stati imposti dai vertici dei partiti coalizzati senza nessuna voce in capitolo a livello locale né degli iscritti né degli elettori.

Infine, si sostiene che i referendum Passigli tornerebbero ad affidare la formazione del governo ai vertici di partito nella fase postelettorale. In realtà, essi determinerebbero l'ingresso in Parlamento di un numero ridotto di liste (stando ai sondaggi non più di 6) e nulla vieterebbe ai partiti di concordare una futura alleanza di governo sulla base di convergenze programmatiche effettive, e magari anche di scegliere il leader della coalizione con le primarie, mentre non si avrebbero più coalizioni coattive, tenute insieme dall'obbiettivo primario di sconfiggere la coalizione avversaria. È un fatto che nella maggioranza delle democrazie europee l'adozione di sistemi elettorali corretti non esclude affatto le coalizioni né pregiudica la democrazia dell'alternanza.

Ma anche se le coalizioni di governo fossero formate dopo le elezioni, com'è avvenuto perfino nel Regno Unito, patria del maggioritario a turno unico, dove starebbe lo scandalo? Con ogni probabilità avremmo governi più solidi, in quanto formati da un numero ridotto di partiti, e più efficienti, in quanto costituiti sulla base di reali convergenze programmatiche, di quelli che ci ha regalato la «Seconda Repubblica», attraversati da divisioni profonde, instabili (sono stati ben otto tra il 1994 e il 2005 sotto la vigenza del Mattarellum) e dipendenti da maggioranze variabili.


In definitiva è tempo di abbandonare il mito del maggioritario, che ha aperto la strada al leaderismo plebiscitario e all'affossamento di tutti i canali di mediazione tra società e istituzioni; dai partiti politici, ridotti a partiti personali alla ricerca di un leader telegenico, al Parlamento, divenuto organo di mera ratifica e privo di reali poteri di controllo. E allora perché lanciare salvagenti a un sistema agonizzante e sempre più distaccato dalla società, e ad alcuni leader politici sempre meno popolari, anziché staccare la spina e impegnarsi nella costruzione di un nuovo sistema politico-istituzionale più conforme al quadro costituzionale e a quanto avviene nella maggioranza delle democrazie europee?

* Mauro Volpi è stato uno dei 100 firmatari dell’appello contro il Lodo Alfano

venerdì 9 settembre 2011

GAMBE CORTE

Riportiamo la replica del vicesindaco Giuseppina Catalano alle dichiarazioni del leghista Carloni, che come sempre pur di fare bassa propaganda razzista si avventura in affermazioni inesatte, per non dire false. Del resto la Lega è ormai un rottame della casta di governo che tuona proclami contro Roma Ladrona e nel contempo fa man bassa di priveligi e poltrone. La scandalosa vicenda del Trota vale per tutte, ma anche le dichiarazioni nostrane di questi giorni del molto onorevole Paolini a difesa dei mancati tagli ai parlamentari. Tromboni stonati che non incantano più.

 Case popolari: il bando del Comune obbedisce alla leggereplica a Nadio Carloni

Non entro nel merito delle dichiarazioni attribuite a Nadio Carloni sulla selezione da fare tra esseri umani in cerca di un bene primario quale è la casa, in base a criteri di nazionalità e di scelte matrimoniali.

Tuttavia l’articolo è tale non solo da alimentare la tensione sociale tra soggetti che sono dentro la soglia della povertà, ma risulta fortemente fuorviante per la città in generale a causa dell’ imprecisione che lo anima.

E’ dunque sull’imprecisione che è necessario spendere alcune parole di chiarezza .

Il bando per le case popolari (case ERAP) cui fa riferimento l’articolo e in scadenza il 17 ottobre, riguarda, è bene ribadirlo, persone con reddito basso.
Venendo al punto cruciale del “nucleo familiare” che rappresenta l’ambito in cui continuano a scontrarsi le ideologie sostenute anche da alcuni parti politiche, vale la pena, anzi non esiste modo diverso di affrontarlo, se non riportando la definizione di “nucleo familiare”, come è descritto nel bando, che segue i criteri stabiliti,non dal Comune di Pesaro, ma dalla legge regionale n° 36 del 2005 , che riprende alla lettera la LR 44 del 1997.

Tale definizione recita che “Per nucleo famigliare si intende quello composto dal richiedente,

dal coniuge non legalmente separato, dai soggetti con i quali convive e da quelli considerati a suo carico ai fini IRPEF ....La convivenza è attestata dalla certificazione anagrafica, che dimostra la sussistenza di tale stato di fatto da almeno due anni antecedenti la scadenza del presente Avviso”

Non esiste dunque in questo bando nessun accenno alle coppie di fatto, ma si fa riferimento esclusivamente, secondo i dettami della legge regionale, al nucleo di convivenza, così come risulta dalla certificazione anagrafica.

Vale comunque la pena di accennare anche all’aspetto della paventata assegnazione delle case popolari ai “dimenticati pesaresi”.

Sarebbe onesto che questi numeri venissero citati negli articoli come quello cui si riferisce questa replica,ma comunque la realtà è che nei primi 100 posti dell’ultima graduatoria per le case ERAP, sono rappresentati 74 italiani, 1 cittadino comunitario e 25 extracomunitari. Le condizioni oggettive che hanno attribuito i punteggi più elevati risultano in ordine: il reddito (valore ISEE), la presenza di portatori di handicap, la residenza nel Comune di Pesaro.

Giuseppina Catalano
Assessore alle Politiche per la famiglia e la casa

martedì 6 settembre 2011

ABBIAMO ANCORA 9 GIORNI !

APPELLO A TUTTI I CITTADINI a firmare entro il 15 SETTEMBRE

per una reale riforma della politica
Stiamo assistendo all’ennesimo colpo di mano della casta dei partiti politici e purtroppo questa volta è la sinistra a farsi paladina dei privilegi garantiti dalla legge elettorale.

Infatti la raccolta di firme per il referendum abrogativo del “Porcellum “indetto da Vendola, Di Pietro e Veltroni è servita solo a bloccare l’iniziativa lanciata ai primi di giugno da un gruppo di intellettuali ed esponenti della società civile sotto il nome di “riprendiamoci il voto” (http://www.referendumleggeelettorale.it/ ).

Quella proposta di referendum è articolata e quindi ineccepibile mentre la proposta dei leader di partito consiste nell'abrogazione totale dell'attuale legge elettorale in vigore e conseguentemente, a loro dire, il ripristino della legge precedentemente in vigore.

Tuttavia la giurisprudenza costituzionale - nel 1992 la Corte Costituzionale cassò altre proposte referendarie simili - spiega chiaramente l'inammissibilità della "vacatio legis" in materia elettorale: in parole povere, l'abrogazione non determina il ripristino della legislazione precedente.

I partiti sono quindi riusciti prima a bloccare il comitato promotore, poi a scippare la proposta di referendum ed infine a garantirsi che tutto rimanga come prima.


Ma ogni cittadino può ancora firmare presso l’ufficio elettorale del proprio comune di residenza fino al 15 settembre (rif. Referendum G.U. n. 133 del 10.06.2011). I comuni sono tenuti a raccogliere le firme fino a tale data.

Non facciamoci scippare l’occasione di decidere.

Italo Campagnoli
Coordinatore regionale di Liste Civiche Marche



lunedì 5 settembre 2011

FACCE TOSTE

Per la prima volta viene tolto il segreto su quanto costa ai contribuenti l'assistenza sanitaria integrativa dei deputati. Si tratta di costi per cure che non vengono erogate dal sistema sanitario nazionale (le cui prestazioni sono gratis o al più pari al ticket), ma da una assistenza privata finanziata da Montecitorio.


A rendere pubblici questi dati sono stati i radicali che da tempo svolgono una campagna di trasparenza denominata Parlamento WikiLeaks.


Va detto ancora che la Camera assicura un rimborso sanitario privato non solo ai 630 onorevoli. Ma anche a 1109 loro familiari compresi (per volontà dell'ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini) i conviventi more uxorio.


Ebbene, nel 2010, deputati e parenti vari hanno speso complessivamente 10 milioni e 117mila euro:
- Tre milioni e 92mila euro per spese odontoiatriche.
- Oltre tre milioni per ricoveri e interventi (eseguiti dunque non in ospedali o strutture convenzionati dove non si paga, ma in cliniche private).
- Quasi un milione di euro (976mila euro, per la precisione), per fisioterapia.
- Per visite varie, 698mila euro.
- Quattrocentottantottomila euro per occhiali.
- 257mila per far fronte, con la psicoterapia, ai problemi psicologici e psichiatrici di deputati e dei loro familiari.
- Per curare i problemi delle vene varicose (voce "sclerosante"), 28.138 euro.
- Visite omeopatiche 3.636 euro.

I deputati si sono anche fatti curare in strutture del servizio sanitario nazionale, e dunque hanno chiesto il rimborso all'assistenza integrativa del Parlamento per 153mila euro di ticket.

Ma non tutti i numeri sull'assistenza sanitaria privata dei deputati, tuttavia, sono stati desegretati. "Abbiamo chiesto - dice la Bernardini - quanti e quali importi sono stati spesi nell'ultimo triennio per alcune prestazioni previste dal 'fondo di solidarietà sanitarià com
ad esempio balneoterapia, shiatsuterapia, massaggio sportivo ed elettroscultura (ginnastica passiva). Volevamo sapere anche l'importo degli interventi per chirurgia plastica, ma questi conti i Questori della Camera non ce li hanno voluti dare". Perché queste informazioni restano riservate, non accessibili?

Cosa c'è da nascondere?

Ecco il motivo di quel segreto secondo i Questori della Camera:
"Il sistema informatizzato di gestione contabile dei dati adottato dalla Camera non consente di estrarre le informazioni richieste. Tenuto conto del principio generale dell'accesso agli atti in base al quale la domanda non può comportare la necessità di un'attività di elaborazione dei dati da parte del soggetto destinatario della richiesta, non è possibile fornire le informazioni secondo le modalità richieste".

Il partito di Pannella, a questo proposito, è contrario. "Non ritengo - spiega la deputata Rita Bernardini - che la Camera debba provvedere a dare una assicurazione integrativa. Ogni deputato potrebbe benissimo farsela per conto proprio avendo gia l'assistenza che hanno tutti i cittadini italiani. Se gli onorevoli vogliono qualcosa di più dei cittadini italiani,
cioè un privilegio, possono pagarselo, visto che già dispongono di un rimborso di 25 mila euro mensili, a farsi un'assicurazione privata. Non si capisce perché questa 'mutua integrativa la debba pagare la Camera facendola gestire direttamente dai Questori". "Secondo noi - aggiunge - basterebbe semplicemente non prevederla e quindi far risparmiare alla collettività dieci milioni di euro all'anno".

Mentre a noi tagliano sull'assistenza sanitaria e sociale è deprimente scoprire che alla casta rimborsano anche massaggi e chirurgie plastiche private - è il commento del presidente dell'ADICO, Carlo Garofolini - e sempre nel massimo silenzio di tutti.

...E NON FINISCE QUI.


Ultimamente il Parlamento ha votato all'UNANIMITA' e senza astenuti un aumento di stipendio per i parlamentari pari a circa 1.135,00 al mese.
Inoltre la mozione e stata camuffata in modo tale da non risultare nei verbali ufficiali.

…RICORDIAMO IL TRATTAMENTO DEI NOSTRI:

- STIPENDIO Euro 19.150,00 AL MESE
- STIPENDIO BASE circa Euro 9.980,00 al mese
- PORTABORSE circa Euro 4.030,00 al mese (generalmente parente o familiare)
- RIMBORSO SPESE AFFITTO circa Euro 2.900,00 al mese
- INDENNITA' DI CARICA (da Euro 335,00 circa a Euro 6.455,00)

TUTTI ESENTASSE E INOLTRE:

- TELEFONO CELLULARE gratis
- TESSERA DEL CINEMA gratis
- TESSERA TEATRO gratis
- TESSERA AUTOBUS - METROPOLITANA gratis
- FRANCOBOLLI gratis
- VIAGGI AEREO NAZIONALI gratis
- CIRCOLAZIONE AUTOSTRADE gratis
- PISCINE E PALESTRE gratis
- FS gratis
- AEREO DI STATO gratis
- AMBASCIATE gratis
- CLINICHE gratis
- ASSICURAZIONE INFORTUNI gratis
- ASSICURAZIONE MORTE gratis
- AUTO BLU CON AUTISTA gratis
- RISTORANTE gratis (nel 1999 hanno mangiato e bevuto gratis per Euro 1.472.000,00).
- Intascano uno stipendio e hanno diritto alla pensione dopo 35 mesi in parlamento mentre obbligano i cittadini a 35 anni di contributi (41 anni per il pubblico impiego)
- Circa Euro 103.000,00 li incassano con il rimborso spese elettorali (in violazione alla legge sul finanziamento ai partiti), più i privilegi per quelli che sono stati Presidenti della Repubblica, del Senato o della Camera. (Es: la sig.ra Pivetti ha a disposizione e gratis un ufficio, una segretaria, l'auto blu ed una scorta sempre al suo servizio)

La classe politica ha causato al paese un danno di 1 MILIARDO e 255 MILIONI di EURO.
La sola camera dei deputati costa al cittadino Euro 2.215,00 al MINUTO !!

LCM