mercoledì 4 aprile 2012

OSPEDALE SI, OSPEDALE NO?


Premessa

Viste le discussioni sempre più accese intorno alla questione dell’ospedale, sentiamo la necessità di ribadire la posizione di LiberiXPesaro, anche se è sempre stata chiara e definita su questo argomento. Soprattutto desideriamo sottoporre all’attenzione dei nostri concittadini, vicini o meno vicini al nostro movimento, alcune riflessioni, con l’obiettivo di potere aprire un confronto il più vasto e partecipato possibile.

Come principio generale, noi ci battiamo affinché tutti possano disporre di un ospedale nuovo e di una sanità migliore, in grado di rispondere al bisogno e diritto primario di rimanere in salute e di recuperare la salute se la si perde.

Abbiamo sostenuto fin dalla nostra prima campagna elettorale nel 2004 la necessità urgente della realizzazione di un ospedale nuovo quale struttura in grado di accogliere le moderne organizzazioni e tecnologie per assicurare a tutti il diritto all’eccellenza sanitaria ospedaliera. E non solo perché avremmo auspicato la realizzazione nella città di Pesaro di un ospedale IRCCS , ricco di alte specializzazioni, speranza che all’epoca abbiamo visto sfumare, nonostante una battaglia che non è esagerato definire strenua.

Già molti anni prima, Giuseppina Catalano, ora vicesindaco della città, nella sua lunga attività di medico aveva cominciato a battersi in prima linea per una sanità pubblica migliore, conquistando per la città il reparto di oncologia e contribuendo in modo determinante alla disponibilità della radioterapia. Ma Pesaro dovrebbe ricordare anche la sua battaglia affinché venissero utilizzati per l’ospedale gli spazi della ex caserma Cinelli.

Rievocare questa storia di impegno nella sanità,dei singoli e del movimento dei LiberiXPesaro, è importante per dare garanzie e credibilità a quello che diciamo oggi sul nuovo ospedale unico.

Nel gennaio del 2011, dopo un lungo periodo di dibattito sull’unificazione degli ospedali di Pesaro e di Fano, poco partecipato dalla gente e su cui la lista civica LiberiXPesaro aveva espresso un parere molto critico, la Regione ha deliberato la costituzione dell’Azienda unica ospedale Marche Nord, nella quale sono confluiti i due presidi ospedalieri di Pesaro e Fano.

Questa delibera regionale ha determinato un irreversibile cambio di prospettiva, che contrastare ancora porterebbe al persistere nella paralisi che coglie da anni ogni decisione su un nuovo ospedale e che impedisce da decenni uno sviluppo adeguato della sanità di questo territorio.

La necessità politica, dichiarata apertamente, di non fomentare le paure di Fano di veder sparire il loro ospedale a favore di uno nuovo da fare a Pesaro, è stato poi il fattore determinante che ha portato alla scelta di Fosso Sejore come sito

La scelta dei Liberi sarebbe stata quella, ideale anche per tanti altri, della zona di Muraglia, di proprietà pubblica, dove già è attivo un forte insediamento sanitario rappresentato dal polo di onco-ematologia e radioterapia e che avrebbe reso possibile la salvaguardia dell’area di Fosso Sejore, realizzando il nuovo ospedale in un luogo altrettanto bello, ma in un’area già costruita.

L’impossibilità di un accordo politico su quella zona, troppo “pesarese”, ha determinato l’indicazione di una rosa di nomi di altri siti, tra cui anche Fosso Sejore, che alla fine ha raccolto, a tavolino, la maggioranza dei consensi, ed è stata poi ratificata da una delibera regionale che ha permesso l’avvio del percorso di acquisizione dei finanziamenti.

Che Fosso Sejore non sia una scelta felice è innegabile, ma è innegabile anche che le sanità ospedaliera di cui disponiamo ora non regge più e non risponde al diritto alla salute che hanno tutti i cittadini di curarsi al massimo delle possibilità che oggi la medicina offre, nella propria città o, almeno, nel proprio territorio, senza essere costretti ad affrontare lunghi e costosi viaggi fuori zona.


Contrastare oggi la decisione riguardo al nuovo ospedale unico concentrando l’opposizione sul sito dove deve sorgere, rappresenterebbe l’ennesima, purtroppo sterile lotta contro i mulini a vento. Ma tra l’altro si impedisce in questo modo di fare attenzione a quello che continua a muoversi senza la partecipazione consapevole della gente. Tutti potremmo e dovremmo invece pretendere di seguire da vicino e discutere nelle sedi appropriate il percorso del progetto edilizio ed organizzativo della nuova struttura ospedaliera, richiedendo se necessario ulteriori indagini e studi di fattibilità.

C’è ancora una scarsa conoscenza del percorso della sanità ed è nostro sacrosanto diritto investire i partiti al governo dell’obbligo di promuovere e favorire lo sviluppo di un percorso di conoscenza e partecipazione dei cittadini, ma ciò che ci preoccupa profondamente è che gli interventi contro il sito dell’ospedale, finiscono sempre per rimettere in discussione la necessità di un ospedale nuovo.

La domanda che alcuni movimenti sono soliti porre è : “sei d’accordo con la costruzione dell’ospedale a Fosso Sejore?”

La domanda da fare secondo noi a tutti i cittadini è invece: “sei d’accordo con la realizzazione di un ospedale nuovo?”


Perché sì all’ospedale nuovo

a) Principi generali

Il concetto attuale di “recupero della salute” passa per la disponibilità di tecnologie sempre più complesse, bisognose di:

• elevata competenza

• una casistica sufficiente a rendere validabili e accreditate le strutture ospedaliere

• grandi risorse economiche, dati i costi elevatissimi legati all’acquisizione delle moderne tecnologie (robotica, nuovi farmaci, terapie staminali, terapie molecolari, diagnostica per immagini e interventistica, diagnostica nucleare e positronica, etc.)

Non sono pertanto più utilizzabili organizzazioni sanitarie che non contemplino un circuito assistenziale con:


• pochi e attrezzati ospedali, adeguati alla cura dell’acuzie, con tutti i presidi che la medicina mette a disposizione;

• servizio di trasporto (ambulanze, elicotteri con relative zone di accesso) integrato sul territorio e con il DEA ospedaliero (dipartimento di emergenza/accettazione);

• presidi sanitari diffusi sul territorio che siano in grado di governare l’ingresso (ambulatori, case della salute, primo soccorso), circoscrivendolo ai soli casi appropriati e dando risposte complete al resto; e che siano in grado di governare l’uscita, avendo messo in opera strutture di riabilitazione e lungodegenza (RSA, Hospice);

• essendo in atto una recessione economica di lunga durata, i soldi vanno assolutamente spesi bene, pena l’implosione del Servizio Sanitario Nazionale che va invece strenuamente difeso;

• i cittadini hanno il diritto a una sanità vicina, senza dover ricorrere a lunghi e costosi viaggi per potersi curare.


Per attuare un circuito efficace di questo tipo, in presenza delle due principali necessità:

• appropriatezza sanitaria

• appropriatezza economica con utilizzo di risorse che non sono infinite

è imprescindibile programmare, a seconda della numerosità della popolazione di un’area, un numero ben precisato di “ospedali per acuti” e una diffusione sul territorio dei presidi sanitari utili a dare risposte che non necessitano di cure e tecnologie ad elevata assistenza.

Per “Ospedale per acuti” si intende una struttura in cui vengono erogate cure ad elevata intensità assistenziale, organizzata per ricoveri di breve durata. Esso prevede necessariamente l’allocazione di ingenti risorse (costo dell’assistenza e della tecnologia), di una casistica elevata e di una conseguente forte competenza professionale.

A tale scopo, è doveroso riconvertire gli ospedali non in grado di funzionare come ospedali per acuti per carenza di garanzie di appropriatezza, capacità e sicurezza, facendoli funzionare in eccellenza come punti di assistenza ambulatoriale, primo soccorso, RSA, lungodegenze.


b) La situazione nelle Marche

Nel gennaio 2011, in virtù della sua competenza in materia ospedaliera e sanitaria , la Regione ha stabilito con delibera che sul territorio devono esistere tre strutture di ospedali per acuti:

• ospedale Torrette ad Ancona

• ospedale Marche Nord, unificando gli ospedali di Pesaro e di Fano

• ospedale Marche Sud, unificando gli ospedali di Ascoli Piceno e Fermo

Tutti gli altri ospedali devono seguire un processo di riconversione che riempia i vuoti della medicina di prevenzione, primo soccorso, riabilitazione e lungodegenza.


Perché sì all’ospedale unico

a) Criteri generali

• la nascita dell’ospedale unico Ospedale Marche Nord è stata sancita da una delibera regionale nel gennaio del 2011 della Regione che ne ha la competenza;

• la necessità e l’urgenza sono documentate dall’inadeguatezza delle strutture attuali ad accogliere il tipo di medicina doverosa da esercitare oggi (vedi sopra);

• la sua efficacia dipende dall’investimento in termini di organizzazione di percorsi diagnostici/terapeutici, tecnologie e competenze professionali;

• la sua efficienza dipende dalla presenza di una rete di strutture sanitarie che impediscano l’ingresso nell’ospedale per acuti quando non necessario, governino il trasporto dei Pazienti entro i tempi codificati e favoriscano l’uscita dei Pazienti, una volte assolte le cure dell’acuzie, verso le strutture che offrono livelli e tipi di assistenza adeguati alla riabilitazione e alla lungodegenza.

b) Azioni di governo sanitario in attesa del nuovo ospedale

• in attesa che l’ospedale nuovo diventi realtà vanno comunque implementate e mantenute efficienti le strutture esistenti anche se ciò comporta investimenti di risorse economiche, al fine di permettere alle persone di curarsi al meglio ;

• va perseguito rapidamente il programma di riconversione delle strutture ospedaliere del territorio per rendere i due ospedali oggi (e il futuro ospedale unico) capaci di dare il massimo delle opportunità di guarigione, potendo contare su maggiori risorse umane e tecnologiche, su una migliore appropriatezza degli ingressi e su un’ottimale integrazione con le strutture residenziali del territori ove inviare i pazienti non più acuti.


Un’ipotesi su Muraglia


• L’ospedale di Muraglia è in grado di funzionare al meglio, anche considerando i nuovi investimenti previsti su Radioterapia e Medicina nucleare, il polo di Onco-Ematologia e Radioterapia potrebbe restare a Muraglia anche quando sarà pronto il nuovo ospedale;

• Nel caso in cui però, essendosene dimostrata la fattibilità, nell’ospedale nuovo potesse essere messa in funzione una struttura di radioterapia tecnologicamente avanzata impossibile da creare a Muraglia, si potrebbe in seguito trasferire, a tempo debito, il polo;

• Muraglia tuttavia va valutata attentamente per mantenervi la destinazione sanitaria, sia per opportunità strategica nel progetto complessivo di riorganizzazione, ma anche per permettere di consumare meno territorio a Fosso Sejore. A Muraglia, infatti, oltre all’ipotesi di mantenervi il polo di Onco-Ematologia e Radioterapia, potrebbero trovare accoglienza strutture sanitarie come il laboratorio, la farmacia, la direzione medica di Presidio, il servizio infermieristico e altro che si può considerare, compreso anche l’utilizzo per una struttura sanitaria territoriale.


Crediamo che la scommessa vera dell’impegno dei cittadini e delle forze politiche e movimentistiche che intendono rappresentarli sia tutta qui, nel capire il problema nella sua complessità e urgenza e lavorare per restare costruttivamente dentro il processo che governa il percorso di costruzione e di organizzazione dell’Azienda unica ospedale Marche nord.

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