domenica 29 giugno 2008

NASCE LA LISTA CIVICA PROVINCIALE

PERCHE’ SIAMO NATI
- Per ridare valore positivo alla politica;
- Per riaffermare la centralità del cittadino come soggetto dell’azione politica;
- Per ridare dignità e valore al voto di opinione, che gli attuali partiti hanno umiliato;
- Per dimostrare che fare politica in modo diverso è possibile, avendo come orizzonte un codice etico, dei principi e dei valori condivisi da rispettare.

CHI SIAMO
- Un gruppo di cittadini, di associazioni civiche e di liste civiche comunali che si sono già presentate alle elezioni amministrative del 2004 nel nostro territorio provinciale, totalmente autonomi ed indipendenti dai partiti.

A CHI CI RIVOLGIAMO
- A tutti i cittadini e ad altre liste civiche comunali che vogliono tentare di fare politica in maniera autonoma senza allearsi, ne tantomeno dipendere, dagli attuali partiti, né di centrodestra, né di centrosinistra.

COSA VOGLIAMO FARE E COME
- Vogliamo agire coinvolgendo i cittadini nelle scelte che li riguardano, stimolando al massimo la partecipazione alla vita politica;
- Vogliamo richiamare l’attuale classe politica ad utilizzare il massimo della trasparenza in qualsiasi atto amministrativo ed a rispettare la questione morale;
- Vogliamo dimostrare che si può fare politica in spirito di servizio, con l’alternanza degli incarichi, con l’obiettivo del bene comune.
- Vogliamo impegnarci nella difesa e valorizzazione dell’ambiente e del territorio (15 punti programmatici), per migliorare i servizi sociali ed i servizi per la salute dei cittadini (primi spunti nel settore socio-sanitario), per sostenere il lavoro, la formazione professionale e l’istruzione, per realizzare adeguate politiche giovanili, e per definire in modo più corretto i compiti dell’Ente Provincia evitando ridondanze e sovrapposizioni con altre Istituzioni.
Tutto ciò vogliamo farlo, presentandoci alle elezioni provinciali del 2009, in maniera autonoma e con un proprio candidato Presidente.


Il Comitato Promotore



rassegna stampa:
Resto del Carlino
il Messaggero
Corriere Adriatico

documenti:

presentazione

statuto

territorio ambiente

salute

il voto

domenica 22 giugno 2008

FACCIAMO LE PRIMARIE

L'ultima parola spetta ai cittadini

Il verificarsi anche a Pesaro di condizioni concrete per il cambiamento di governo, chiama l’opposizione ad assumersi nuove e pesanti responsabilità, in una città dove una troppo lunga gestione del potere da parte della sinistra ha determinato nella sinistra stessa l’incapacità ad un vero rinnovamento interno, ma ha anche provocato nei partiti di opposizione il blocco della loro educazione alla missione di governo.

E’ su questi due aspetti che si gioca il futuro di Pesaro e da questo nasce la necessità di non vanificare il traguardo di maturità politica raggiunto a novembre del 2007 con il tavolo dell’Alleanza per il Cambiamento.

L’Alleanza per il Cambiamento è stato un fatto storico per la città di Pesaro.

Per la prima volta, da sessanta anni a questa parte, tutta l’opposizione si è unità con l’obiettivo di dare un nuovo governo alla città e di mettere in pratica un metodo certo per realizzare tale obiettivo: un candidato unico, credibile, individuato con il criterio della partecipazione cittadina, una squadra di governo altrettanto credibile e un programma aderente ai bisogni concreti di questa comunità.

Non si cambia la storia di questa città se non si conferma questo percorso. Non si cambia la storia di questa città se non si mantiene l’alleanza tra tutti quelli che vogliono cambiare, nessuno escluso.
Non possiamo quindi ridurre a "mugugni" le legittime considerazioni della Lega o a mere rincorse personalistiche il desiderio di trovare altri candidati di una parte del PdL. Da queste istanze semmai bisogna essere bravi a decantare quelli che sono bisogni e valori reali.

Quello che non bisogna dimenticare è che un cambiamento di questa portata non lo decidono i politici ma i cittadini. Pesaro non vuole disegnare il suo futuro ripetendo il suo passato e nessuno è legittimato a parlare a nome della città, mentre tutti coloro che hanno aderito all’Alleanza per il Cambiamento, hanno assunto l’impegno di darle voce.

Noi Liberi x Pesaro siamo stati i primi a candidare la persona, secondo noi, capace di interpretare e garantire l’ esigenza di cambiare, ma è del tutto naturale ed anzi auspicabile, che si propongano altre figure in grado di rappresentare questo processo. Il compito dell’Alleanza, dai partiti e dei movimenti che la compongono, è quello di proporre figure capaci di interpretare e garantire il bisogno di cambiamento, ma dovranno essere i cittadini stessi a prendere le decisioni con lo strumento più democratico, diretto, efficace e collaudato: le primarie.

Questo ci siamo detti dall’inizio, questo si rivela sempre più lo strumento nuovo e credibile del cambiamento, questo dobbiamo ribadire oggi ai nostri cittadini, perché noi siamo loro e l’Alleanza è nata per loro.
Giuseppina Catalano

sabato 14 giugno 2008

A UN ANNO DA QUESTA LETTERA

Ho accettato di essere il candidato sindaco della lista civica per un motivo molto semplice:
Desidero fare il sindaco della mia città.

So di essere in buona e numerosa compagnia, ma so anche che chiunque aspiri a questo deve aprire la propria scatola e mostrare le credenziali che contiene e io ho la convinzione che quanto posso offrire ai miei concittadini sia quello di cui hanno più bisogno in questo momento. Comincio dal motivo più irrazionale che è quello che mi piacerebbe molto fare il sindaco. Avendo continuato ad amare di un amore inestinguibile il mio lavoro di medico, ho maturato nel tempo la convinzione che quello del sindaco sia un lavoro non meno bello, avendo l’uguale missione di occuparsi delle necessità della gente.

Ecco dunque che un programma che si nutre della parola “cura” è un programma che mi trova pronta e capace di attuarlo. Curare la mia città con la stessa competenza e la stessa passione che ho messo nella professione di medico, questo è l’impegno. Curare la sopravvivenza della sua identità, urbanistica e paesaggistica. Curare il suo futuro favorendo tutto ciò che fa crescere la collettività, rappresentato dalla capacità di relazione tra istituzioni, associazioni, gruppi professionali. Curare il rapporto quotidiano con la gente, facendo dell’ascolto la voce più consistente del programma di ogni giornata di lavoro.

Nel mio immaginario il sindaco è quello che lascia le cerimonie e le celebrazioni agli assessori e passa il suo tempo con la gente e, possibilmente, a casa della gente. Questo “sogno”, dirà qualcuno, tutti ce l’hanno nella scatola o perlomeno dicono di averlo e non è ancora un proporsi a “scatola aperta”. Apro allora la mia scatola nella quale si vede la mia vita professionale che la città ha potuto seguire giorno dopo giorno. Dal giorno lontano in cui per obbedire all’incarico di fondare un reparto per curare i tumori, non disponevo che della mia competenza, all’oggi in cui questo reparto dispone di tutto ciò che lo mette in grado di dare una risposta assistenziale a tutto campo. Un reparto garantito nella continuità e nella qualità dal valore del gruppo professionale che vi ho allevato.

Questo lo sappiamo, dirà sempre qualcuno, ma essere un buon medico non è una garanzia per essere un sindaco altrettanto buono. Se è vero che la competenza è un aspetto fondante, dove nasce la competenza a fare il sindaco?

Ecco, io penso che un sindaco non debba essere “competente” nel senso che deve sapere tutto. Essere un esperto di amministrazione, di urbanistica, di salute, di istruzione e altro ancora. Queste competenze devono essere il patrimonio del gruppo di governo di cui sa circondarsi e della macchina comunale che sa mettere in moto. La competenza del sindaco sta nella capacità di tradurre in buon governo queste competenze, imponendo e controllando l’utilizzo di un metodo che separi rigorosamente l’obiettivo del bene di tutti da ogni altro obiettivo.
Il sindaco deve essere indipendente.

Il male oscuro di cui soffre il governo della città è proprio questo,la mancanza di indipendenza,morta sotto il peso di legami invisibili, ma inestricabili che condizionano la vita pubblica e sotto quello di un crescita impropria della politica che riesce oggi solo a guardare se stessa, confondendo la propria immagine con quella della collettività. Un groviglio nel quale si perdono i valori che pure ancora esistono, in modo tale che il cittadino,non riesce più a leggerli e crede sempre di meno che vi siano ancora.

Il sindaco deve essere trasparente.

La strada per tornare alla salute è quella di aprire le finestre e fare entrare aria nuova. Cambiare, le persone e il metodo. Esercitare quella forma superiore di intelligenza che è l’umiltà. Quella che rende consapevoli che nessuno
è il depositario della verità e fa riconoscere negli altri l’onestà delle intenzioni e i portatori di valori. Nella nuova esperienza della lista civica ho toccato con mano la consistenza reale di questo poter essere laici anche con una storia inestirpabile di ideologia di sinistra.

Mi è servito il percorso con i consiglieri del centro destra, troppo spesso conflittuale finchè non ho imparato meglio a separali dal contesto ideologico e a guardarli come volevo essere guardata io, qualcuno appassionato della sua città e desideroso di impegnarsi. La distanza tra alcune posizioni ideologiche esiste ed è bene non negarla, ma i valori che stanno alla base delle ideologie possono e devono unire invece che dividere. Se la distanza riguarda il modo di intendere i diritti personali o la famiglia o la religione o l’apertura agli stranieri, non è possibile non trovare un punto di convergenza e di consenso.

Quando si tratta di questioni basilari, gli uomini e le donne devono saper esprimere la capacità di agire spontaneamente nel modo giusto. Come facevano i contadini della terra in cui sono nata, che in tempi di ben più aspra contrapposizione ideologica, sapevano buttarsi in ginocchio la sera a dire il rosario dopo aver passato la giornata a distribuire l’Unità.

Il sindaco deve essere laico.

Coerenza, rigore, capacità di essere punto di riferimento professionale ma anche umano per il non essere scesa a compromessi e l’aver accettato il prezzo personale delle scelte. Questi sono gli aspetti per lui formativi che uno dei miei collaboratori, interrogato da una terza persona, mi attribuiva di recente. E aggiungeva poi un altro aspetto, secondo me determinante: l’aver dimostrato che è possibile realizzare le cose.

Ecco dunque la mia scatola aperta. Contiene obiettivi realizzati attraverso l’impegno, la coerenza, il rigore e la totale indipendenza da tutto ciò che non fosse la solidarietà dei cittadini. La mia scatola aperta contiene la negazione del concetto di impossibile che è esattamente la medicina di cui abbiamo bisogno oggi per metterci sulla via del risanamento e della guarigione. E’ dunque vero che mi piacerebbe diventare il sindaco della mia città, ma è soprattutto vero che il modo con cui ho vissuto mi autorizzata ad affermare che penso di essere capace di farlo bene.

Giuseppina Catalano