lunedì 7 giugno 2010

FRATELLI DELLA COSTA 3

Riportiamo parte del comunicato stampa del Liberatorio Politico di Molfetta che rende perfettamente l'idea di come politici, amministratori e, purtroppo, anche operatori preferiscano nascondere la testa sotto la sabbia piuttosto che affrontare i problemi.

In questo caso si parte dall'agitazione delle marinerie contro l'entrata in vigore delle norme europee sulla pesca senza tenere conto del reale stato di salute del nostro mare.

(....) Le marinerie hanno proclamato uno stato di agitazione, con natanti ormeggiati in porto ed arresto di ogni attività di pesca, per protestare contro l'entrata in vigore, a partire dal 1 giugno, di alcune disposizione del Reg. 1976/2006(CE) recante misure di gestione per uno sfruttamento sostenibile delle risorse per la pesca nel Mediterraneo, con particolare riferimento a quelle riferibili alle zone di pesca protette, alla distanza dalla costa e alle restrizioni relative agli attrezzi dipesca (nuove misure delle maglie delle reti). Un regolamento, in verità, che non è giunto all'improvviso, essendo stato approvato già nel 2006; ci sembra, a nostro modesto parere, un pò strumentale tutto questo rumore e ci chiediamo perché questo dissenso non è stato manifestato prima? Dal 2006 c'era tutto il tempo di discutere, manifestare, proporre iniziative alternative, fare interrogazioni parlamentari, creare nuovi tavoli di concertazione; ed invece no, tutti si sono ricordati il 1 giugno 2010 (data in cui entrava in vigore il regolamento 1976/2006-CE) che c'era un problema che remava contro i lavoratori del mare, la loro occupazione e gli interessi degli armatori.

Cari politici di terra e di mare ci sembra molto riduttivo spostare l'attenzione dell'opinione pubblica sulla grandezza delle maglie delle reti da pesca, state mentendo a voi stessi e ai lavoratori, volutamente ignorate il vero problema e nascondete la polvere sotto il tappeto. Tra non molto gli armatori consegneranno le licenze di pesca e rottameranno i loro pescherecci non perché le maglie delle loro reti faranno perdere il pescato, ma semplicemente perché il pescato non ci sarà più.

In questi anni perché mai nessun armatore, nessun politico di quelli che si sono espressi in questi giorni si sono pronunciati sullo stato di salute del nostro mare e della diminuzione del pescato. Il nostro mare è già in agonia e il vostro colpevole silenzio servirà solo a dargli il colpo di grazia. Il nostro mare è malato, i nostri pesci e le nostre alghe si nutrono dei veleni delle navi a perdere e delle migliaia di bombe che giacciono ancora sui nostri fondali. Gli armatori e molti pescatori hanno contribuito in questi anni ad avvelenarlo, perché invece di denunciare alle autorità preposte il ritrovamento di ordigni nelle loro reti hanno preferito, perché più comodo, abbandonarli lungo il tragitto di rientro in porto o nel porto stesso. Questa è la realtà, vi piaccia o no.

Il Liberatorio è impegnato daoltre due anni nel denunciare la straordinarietà e la pericolosità della situazione, sia sotto il profilo sanitario che della sicurezza, e da parte di tutte le autorità preposte interpellate c'è stato solo un colpevole e omertoso silenzio.

Per non dimenticare nessuno è giusto ricordare che anche la Provinciadi Bari sta facendo la sua parte per la salvaguardia del mare e dell'ecosistema. Come? Dopo aver speso negli anni scorsi un milione di euro per creare una non ben definita oasi di ripopolamento ittico nelle acque antistanti Torre Gavetone, ha tirato fuori, in questi giorni, un vecchio progetto di risanamento ambientale per rendere più fruibili le zone demaniali intorno alla Torre. Ma anche la Provincia ha dimenticato, stranamente, che lo specchio d'acqua antistante la Torre era ed è pieno di ordigni bellici didiversa natura. Solo a fine 2009 ne sono stati individuati altri 172 tra la Torre e la vecchia fabbrica.

Le ultime due sagome di possibili bombe ritrovate e fotografate qualche giorno fa da un ignaro bagnante proprio a riva al confine di battigia con Giovinazzo sembrano non interessare neanche alla capitaneria di Porto; invece di far scattare l'allarme ed isolare la zona ha rimandato a casa il cittadino che ha fatto il suo dovere, quasi maltrattandolo e accusandolo di aver violato una fantomatica ordinanza di divieto di balneazione nella zona. Noi non abbiamo mai saputo di tale ordinanza, anzi abbiamo chiesto pubblicamente, in una conferenza, ad un rappresentante della Capitaneria di Porto se l'unico cartello esistente dal 1993, ormai corroso e illeggibile, che avvisava ibagnanti del pericolo di ordigni esplosivi, fosse ancora valido o no. Ad oggi non abbiamo ancora ricevuto risposte. Forse non arriveranno mai più, visto che il "corpo del reato" dopo 17 anni è stato rimosso dalla Provincia durante le opere di sbancamento presso il Gavetone della zona che stanno risanando.

Noi denunciamo questo ulteriore grave episodio e chiediamo a tutti i protagonisti della mobilitazione in atto sulle problematiche della marineria di esprimersi e manifestare la loro preoccupazione per il silenzio calato sulla bonifica bellica in atto nel Porto e a TorreGavetone perché il vero problema non sono le maglie più larghe delle reti ma il futuro del nostro mare e della nostra salute.

Molfetta, 6.6.2010
Liberatorio Politico
Matteo d'Ingeo

P.S. la foto pubblicata è stata scattata la scorsa settimana in località Torre Gavetone, tra Molfetta e Giovinazzo a riva, sotto gli scogli della battigia antistante la fabbrica abbandonata.

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