“Lettera amichevole e aperta al questore di Tumbstone, Pesaro”
Dopo che le scandalose scorrerie dei selvaggi ciclisti hanno per anni funestato le strade del centro storico della nostra città le autorità hanno deciso di intervenire. Con cortesia ma decisione, comprensione e fermezza. Ecco quindi il resoconto del nostro corrispondete e del suo incontro con il questore di Tumbostone.
Dal vostro corrispondente indiano shimano a Tumbstone, contea di Pesaro.
“Cittadini, vi avevo avvertiti che avremo fatto sul serio”.
Così inizia il mio dialogo con lo sceriffo, poi, con gesto deciso, si passa la mano lungo la tesa del cappello a raggiungere il mozzicone di sigaro che pende dalle labbra.
Il sigaro viene lanciato lontano e quella pelle cotta dal sole si corruga in un sorriso: “È una questione di rispetto della legge…e la legge in questa città è stata ignorata troppo a lungo figliolo”.
Resto ammirato e posso aggiungere solo un entusiastico: “Ma adesso le cose cambieranno signore!”.
“Si figliolo con l’aiuto della brava gente e…di questa”, quando pronuncia “questa” la sua mano acarezza la fondina di cuoio dalla quale spunta un blocchetto di verbali remingotn, 64 mm.
In posa eroica prosegue: “Vedi figliolo la legge è importante e non importa se fai una rapina o se prendi un contromano in bicicletta. La legge è il rispetto di sé stessi e degli altri”.
Resto sempre più ammirato di fronte a tanta specchiata levatura morale, solo un piccolo dubbio si insinua nella mia ingenua comprensione su come si colleghino un contromano in bicicletta ad una rapina in banca.
Il questore coglie il dubbio nella mia espressione e lo anticipa: “Capisco figliolo che in questa città, come nel paese tutto, siano tempi difficili: si perde il lavoro, succedono brutte cose…
Però tutto questo non giustifica lo sprezzo delle regole, voglio dire prendi ad esempio la prostituzione: è illegale”.
“Quindi?” chiedo io ingenuamente.
“Quindi figliolo se tu vai da una prostituta porti illegalità, e lo fai anche se rapini una banca”.
“…certo però…questo cosa c’entra con la bicicletta?!?” osservo io ancora più ingenuamente.
“Beh”, risponde, “ immagina che dopo di aver rapinato una banca vai da una prostituta e poi esci dal tuo impudico ufficio in bicicletta contromano”.
“Ma scusi perché dovrei…?”
“Perché sei disoccupato”.
“Si ma questo mica è un crimine”, contesto un poco confuso.
“Però la bicicletta contromano è disdicevole!” risponde un poco alterato.
A questo punto cari lettori, un po’ per il mio mezzo sangue indiano un po’ perché disoccupato e un po’ perché la libertà di girare in bicicletta in centro senza i vincoli delle direzioni mi piace da matti (con rispetto degli altri si intende), insomma un po’ per tutto questo non riesco a trattenermi e sbotto:
“Ma scusi signor questore! Noi poveri indiani velocipedi della tribù shimano come possiamo accettare che piovano nuove stupidissime multe invocate nel nome della legalità più specchiata dopo la questione vido red? O dopo il sapore di agguato alla carovana di alcuni autovelox? O dopo il fatto che nel bilancio preventivo del comune compaiano centinaia di migliaia di euro provenienti da multe ancora non fatte?
Certo noi velocipedi shimano sappiamo che queste sono cose diverse, provenienti da intelligenze e autorità diverse e distinte però…è sempre sul nostro scalpo che ricadono!”.
A quel punto un cirro di sterpi rotolò nella strada spazzata dal vento, un rintocco di campana e, veloce come un lampo, dalla fondina partì un verbale che mi colpì in pieno.
Con assoluta cordialità il vostro corrispondente Martino Campagnoli tribù velocipeda shimano, Tumbstone, contea di Pesaro.
Dopo che le scandalose scorrerie dei selvaggi ciclisti hanno per anni funestato le strade del centro storico della nostra città le autorità hanno deciso di intervenire. Con cortesia ma decisione, comprensione e fermezza. Ecco quindi il resoconto del nostro corrispondete e del suo incontro con il questore di Tumbostone.
Dal vostro corrispondente indiano shimano a Tumbstone, contea di Pesaro.
“Cittadini, vi avevo avvertiti che avremo fatto sul serio”.
Così inizia il mio dialogo con lo sceriffo, poi, con gesto deciso, si passa la mano lungo la tesa del cappello a raggiungere il mozzicone di sigaro che pende dalle labbra.
Il sigaro viene lanciato lontano e quella pelle cotta dal sole si corruga in un sorriso: “È una questione di rispetto della legge…e la legge in questa città è stata ignorata troppo a lungo figliolo”.
Resto ammirato e posso aggiungere solo un entusiastico: “Ma adesso le cose cambieranno signore!”.
“Si figliolo con l’aiuto della brava gente e…di questa”, quando pronuncia “questa” la sua mano acarezza la fondina di cuoio dalla quale spunta un blocchetto di verbali remingotn, 64 mm.
In posa eroica prosegue: “Vedi figliolo la legge è importante e non importa se fai una rapina o se prendi un contromano in bicicletta. La legge è il rispetto di sé stessi e degli altri”.
Resto sempre più ammirato di fronte a tanta specchiata levatura morale, solo un piccolo dubbio si insinua nella mia ingenua comprensione su come si colleghino un contromano in bicicletta ad una rapina in banca.
Il questore coglie il dubbio nella mia espressione e lo anticipa: “Capisco figliolo che in questa città, come nel paese tutto, siano tempi difficili: si perde il lavoro, succedono brutte cose…
Però tutto questo non giustifica lo sprezzo delle regole, voglio dire prendi ad esempio la prostituzione: è illegale”.
“Quindi?” chiedo io ingenuamente.
“Quindi figliolo se tu vai da una prostituta porti illegalità, e lo fai anche se rapini una banca”.
“…certo però…questo cosa c’entra con la bicicletta?!?” osservo io ancora più ingenuamente.
“Beh”, risponde, “ immagina che dopo di aver rapinato una banca vai da una prostituta e poi esci dal tuo impudico ufficio in bicicletta contromano”.
“Ma scusi perché dovrei…?”
“Perché sei disoccupato”.
“Si ma questo mica è un crimine”, contesto un poco confuso.
“Però la bicicletta contromano è disdicevole!” risponde un poco alterato.
A questo punto cari lettori, un po’ per il mio mezzo sangue indiano un po’ perché disoccupato e un po’ perché la libertà di girare in bicicletta in centro senza i vincoli delle direzioni mi piace da matti (con rispetto degli altri si intende), insomma un po’ per tutto questo non riesco a trattenermi e sbotto:
“Ma scusi signor questore! Noi poveri indiani velocipedi della tribù shimano come possiamo accettare che piovano nuove stupidissime multe invocate nel nome della legalità più specchiata dopo la questione vido red? O dopo il sapore di agguato alla carovana di alcuni autovelox? O dopo il fatto che nel bilancio preventivo del comune compaiano centinaia di migliaia di euro provenienti da multe ancora non fatte?
Certo noi velocipedi shimano sappiamo che queste sono cose diverse, provenienti da intelligenze e autorità diverse e distinte però…è sempre sul nostro scalpo che ricadono!”.
A quel punto un cirro di sterpi rotolò nella strada spazzata dal vento, un rintocco di campana e, veloce come un lampo, dalla fondina partì un verbale che mi colpì in pieno.
Con assoluta cordialità il vostro corrispondente Martino Campagnoli tribù velocipeda shimano, Tumbstone, contea di Pesaro.
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